Cattivi pagatori: criticità e ricadute sociali

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Le ricadute sociali ed economiche dovute ad una segnalazione a cattivo pagatore, e quindi alla condizione di default finanziario secondo le nuove regole entrate in vigore all’inizio del 2021 con il nuovo Regolamento UE in materia, non sono semplici da tracciare e richiederebbero un’analisi sociologica di ampio respiro che non possiamo affrontare in questo contesto.

Le nuove regole, criticate profondamente sia dalle Associazioni dei Consumatori che dalla stessa Associazione Bancaria Italiana, sembrano essere scritte più per i grandi gruppi bancari esteri che per i piccoli istituti di credito, dove assume valore e senso dell’agire anche il rapporto instaurato tra il direttore di banca e il cliente.

Con le nuove regole si perde definitivamente, insomma, quel rapporto di fiducia tra cliente e direttore di filiale, basato sulla conoscenza della persona e sul contatto umano col cliente stesso, cliente con una propria storia e una propria individuale e unica condizione di vita.

C’è poi da considerare l’aspetto dell’accesso al credito futuro, che viene profondamente condizionato dalla segnalazione e che rimane nei SIC per lungo tempo dopo l’estinzione del debito e in moltissimi casi, come si è detto, anche oltre i tempi consentiti per legge.

Tutto ciò, con le preoccupanti ricadute sociali e psicologiche sul soggetto che abbia subito la segnalazione, in molti casi nonostante la sua stessa volontà di essere preciso e puntuale nel rispetto dell’impegno preso. In alcuni casi, infatti, la segnalazione non è imputabile a colpa o dolo del soggetto ma è conseguenza, come nel caso dell’attuale crisi economico-sociale e sanitaria, a congiunture esogene e non calcolate, come sta accadendo da quasi un anno in seguito al conflitto russo-ucraino e ai suoi effetti sul costo dei prodotti energetici e, a ricaduta, sul generale costo della vita

Ciò che è in pericolo, tornando al tema di cui ci stiamo occupando, cioè le segnalazioni nelle banche dati, non è solo l’intera tenuta del tessuto sociale, che sta ammortizzando lo stress test con alcuni interventi in materia di politiche di sostegno alla crisi, ma anche le ricadute di carattere psicologico-sociale sull’individuo stesso, colpito dalla crisi da una parte e dalla segnalazione dall’altra, stretto così in una morsa che non lascia possibilità di azione.

Se si considera, poi, che le politiche messe in atto tenderanno ad essere ridimensionate in un immediato futuro (momento in cui occorrerà un attento processo di monitoring sociale e finanziario), appare fondamentale poter ricorrere a professionisti del settore in grado di affrontare con metodo, professionalità e disciplina il problema della segnalazione e, di conseguenza, della riabilitazione creditizia, come ha più volte sottolineato nei suoi interventi sui media il dottor Rino Nimis, che di questa battaglia si è fatto carico personalmente insieme agli specialisti del settore che lo affiancano.

Le questioni, per finire, sono estremamente complesse e articolate e meriterebbero analisi più approfondite, allo scopo di dare ai decision makers gli strumenti per affrontare a livello sistemico la questione, seppure in quel contesto di finanziarizzazione economica imperante che ha creato, fino ad oggi, diseguaglianze sociali ormai riconosciute da molti studi sociologici internazionali.

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