Fatte alcune premesse fondamentali, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, ci sembra importante analizzare ora tre ambiti sociali particolarmente strategici dove la finanziarizzazione ha maggiormente impattato in maniera totalizzante. Stiamo parlando del mondo delle imprese, del mondo delle famiglie e infine delle politiche sociali, con un occhio di riguardo, naturalmente, al caso italiano. Ecco le conclusioni, in realtà piuttosto sconsolanti, dello studio effettuato da Centri Studi di Anima: “Negli ultimi 30 anni, in alcuni casi addirittura 40, la finanza è penetrata silenziosamente nelle nostre vite, nel modo di fare impresa, nelle politiche sociali. Ha provocato trasformazioni radicali, anche culturali, alla nostra società. E l’ha resa più diseguale”.
E’ infatti emerso che il primo ambito di intervento in cui la finanza ha agito è stato il mondo dell’impresa produttiva, in particolar modo quello dell’automotive a partire da quando progressivamente l’ambito finanziario ha preso il sopravvento su quello produttivo in termini di contributo di redditività dell’impresa.
Analizzando l’indicatore della quota di reddito da lavoro sul Pil, si è visto come negli ultimi quarant’anni questa percentuale si sia abbassata a vantaggio della rendita finanziaria. Allo stato attuale risulta che i patrimoni posseduti siano investiti sempre meno in ambito produttivo a vantaggio di forme di speculazione.
Le diseguaglianze sociali sono state man mano più evidenti nel momento in cui si è puntato sulla contrazione del costo del lavoro per massimizzare il rendimento degli azionisti; di conseguenza, il salario dei lavoratori è diminuito e la distribuzione della ricchezza è divenuta sempre più iniqua.
La situazione non è migliore nel settore pubblico delle politiche sociali: negli ultimi dieci anni si è verificato un progressivo e pregnante coinvolgimento della sfera finanziaria nella progettazione degli interventi di politica sociale, attraverso gli strumenti della cosiddetta “finanza d’impatto”, ossia strumenti di investimento che favoriscono il soddisfacimento di bisogni primari. Analizzando i fondi immobiliari per l’housing sociale e i Social Impact Bond, sono state individuate le profonde criticità del sistema in questione. Ad esempio, le cooperative sociali che operano nel settore dei servizi alla persona devono ricorrere sempre più a strumenti finanziari per continuare a fornire servizi sociali.
La questione più preoccupante, tuttavia, riguarda la sfera personale e della vita quotidiana delle famiglie, con particolare riferimento agli ambiti della salute, della vecchiaia e della casa.
Il problema è emerso in tutta la sua drammaticità negli ultimi trent’anni: una scarsa attenzione alla persona ha inesorabilmente comportato un aumento dell’incidenza e della legittimazione del mercato quale canale principale per far fronte alle necessità della vita quotidiana e alle possibili esigenze future.
In un contesto del genere è diventato del tutto ovvio, per non dire necessario, ricorrere a strumenti finanziari, come assicurazioni private e prestiti finanziari.
La conseguenza altrettanto drammatica di questo processo di finanziarizzazione dell’economia e della vita sociale è il progressivo spostamento del rischio e della responsabilità della sicurezza dei cittadini sui cittadini stessi. Ogni cittadino è chiamato a fare per sé ai fini dell’individualizzazione del rischio: ciò si traduce nella necessità di ogni singola persona, o famiglia, di attrezzarsi autonomamente nei confronti di eventi critici quali la malattia, la vecchiaia, l’infortunio, la disabilità.
È a fronte di queste considerazioni, tutt’altro che teoriche, che l’individuo si trova sempre più a dover calcolare il rischio di non poter far fronte agli impegni presi nei confronti degli istituti bancari presso cui ha acceso un mutuo, un finanziamento o altra situazione di potenziale “cattivo pagatore”; uno status sociale che pregiudica tutto il suo percorso futuro in termini finanziari e di credibilità, come se fosse improvvisamente divenuto un delinquente dell’ultim’ora.
Questa situazione ha assunto una dimensione ancor più pregnante e drammatica con l’attuale pandemia da Sars-Cov 2, che ha inciso con tutta la sua forza sulla condizione reddituale di famiglie, individui e imprese sociali, sempre più costrette a ricorrere al sostegno al reddito attraverso l’accensione di prestiti per far fronte alle spese vive quotidiane, in proporzione inversa rispetto ai sostegni statali, comunque e purtroppo insufficienti per tutti.
Da questo punto di vista, illuminante è la ricerca condotta da Concetta Rondinelli e Francesca Zanichelli, per Banca d’Italia, dal titolo “Principali risultati della terza edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane nel 2020”, nel quale si legge:
“Alla fine di novembre del 2020 la Banca d’Italia ha condotto la terza edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie Italiane (ISF) per raccogliere informazioni riguardo agli effetti dell’epidemia di Covid-19 sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie. Durante la seconda ondata pandemica le condizioni economiche attuali e prospettiche sono peggiorate rispetto all’estate; si sono tuttavia mantenute meno negative di quelle riportate nella prima ondata. Un terzo delle famiglie ha riferito di aver subito una riduzione del reddito nel 2020; tra queste, solo un quinto ne prefigura una ripresa nel corso del 2021. Rispetto a prima della pandemia, le famiglie hanno riportato di aver ridotto la frequenza delle spese per alcuni servizi, a causa sia delle minori disponibilità economiche sia della paura del contagio, che ha continuato a scoraggiare queste tipologie di consumi; la flessione ha interessato in misura maggiore le regioni più esposte all’emergenza sanitaria.”
Ed è proprio in virtù di quanto fin qui affermato che si è resa necessaria la pubblicazione di un importante volume (La segnalazione nelle banche dati e il blocco all’accesso al credito) che, con il contributo di Rino Nimis, amministratore delegato di CRC Milano S.r.l., società specializzata nel campo delle riabilitazioni creditizie, vuole essere uno strumento di aiuto e di supporto per tutti coloro che necessitano di risolvere la propria condizione di “cattivo pagatore” e veder così riabilitato il proprio credito nei confronti degli istituti bancari e finanziari.